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Una delle principali scelte strategiche di una startup è la registrazione di un marchio.

Il marchio è un segno che consente all’impresa di distinguere i propri prodotti o i servizi da quelli delle altre imprese: si viene, infatti, a creare una sorta di legame tra i consumatori e i prodotti o servizi di quell’impresa.

Esso può essere costituito da qualunque parola, lettera, numero, disegno, fotografia, forma, colore, logotipo, etichetta o combinazione di questi segni purché provvista di carattere distintivo.

Un marchio scelto e costruito con cura ha un considerevole valore commerciale per la maggior parte delle imprese, giungendo a divenire, in alcuni casi, addirittura l’asset di maggior valore (es. il marchio Coca-Cola), per cui è prassi costante delle startup investire in un marchio fortemente attrattivo e in strategie pubblicitarie e di marketing.

Va però, evidenziata l’importanza assoluta della registrazione del marchio: essa, infatti, attribuisce il diritto esclusivo di impedire l’utilizzazione, da parte di altre imprese, dello stesso marchio, o di un marchio simile (e dunque idoneo a confondere i consumatori), nella commercializzazione di prodotti identici, o simili, a quelli dell’impresa.

Non registrando il marchio, si rischia di compromettere gli investimenti fatti per promuovere un prodotto o servizio.

Pertanto, dato il valore dei marchi e l’importanza che un marchio può avere nel determinare il successo di un prodotto, è fondamentale che le startup proteggano i propri marchi in tutti i principali Paesi in cui intendono operare.

Al riguardo, va precisato che Esistono diversi livelli di protezione per i marchi:

1. registrazione nazionale: l’impresa può limitarsi a proteggere il proprio marchio in Italia; a tal fine sarà sufficiente depositare la domanda (provvista degli elementi indicati dall’art. 11 Reg. att. c.p.i.) presso qualsiasi Camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura o presso l’UIBM;

2. registrazione comunitaria: si può, inoltre, procedere alla protezione del proprio marchio all’interno dell’intero territorio dell’Unione Europea, attraverso il deposito (anche telematico) della domanda di registrazione di marchio comunitario presso l’UAMI (Ufficio per l’Armonizzazione del Mercato Interno);

3. registrazione internazionale: l’impresa può, inoltre, procedere alla protezione internazionale del proprio marchio attraverso il deposito della domanda presso la sede di Ginevra dell’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO) passando dall’UIBM, designando uno o più Paesi membri; ciò produrrà lo stesso effetto di tante registrazioni nazionali, quanti sono i paesi coinvolti;

4. registrazioni “estere”: il richiedente, in alternativa, può procedere a separati depositi nazionali nei diversi stati (europei e non) nei quali intendete avvalersi del marchio.

La relativa decisione, dovrà essere assunta dall’impresa sulla base di alcuni fattori, tra i quali:

a) budget disponibile: maggiore è l’ambito di protezione territoriale, maggiori saranno i costi di registrazione e mantenimento;

b) mercati rilevanti: è auspicabile registrare il marchio in tutti i Paesi nei quali l’impresa conta fattivamente di operare (se l’unico mercato rilevante fosse quello italiano, non sarebbe necessario proteggere il marchio, ad es. negli Stati Uniti).

In ogni caso, per le startup web, ovvero le nuove imprese che operando su internet hanno, potenzialmente, un mercato globale, dovrà essere necessariamente operata una valutazione dei rischi in ottica costi-benefici, a meno che non si voglia proteggere il marchio in tutto il globo!


 

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